Monday, December 19, 2011

Il Lucky's Puccia

Sabato sera sono andata con A e T a mangiare in uno di quei trailers che risiedo a bordo strada, su un marciapiede, che si chiama Lucky's Puccia. Pensare che passando di li in macchina tutte le mattine, mi e' capitato spessissime volte di pensare quale ghiottoneria culinaria quel trailer dispendiasse, ma mai una volta che mi sia fermata. Fino a quando ho avuto una soffiata da un ragazzo italiano che vive a Austin e che tra l'altro non ho mai incontrato di persona. "Vado spesso da Lucky's Puccia" ed io pensai "E che e' sto Lucky's Puccia?! - Salta fuori che il proprietario e un italiano come me, ma di Taranto, e che fa questi panini con la pasta fresca e la cuoce in un fornellino a legna. Tutto e' fresco dal Lucky's Puccia! Ovviamente, saputo che il proprietario e' veramente italiano, mi ci sono catapultata alla prima occasione. E che sorpresa!! Il Lucky e' davvero simpatico, alla buona, e fa dei panini che neanche in Italia ne ho mai mangiati di cosi buoni! Anche T e' rimasto contento, tanto che a Lucky ha dedicato un video fatto domenica mattina mentre si mangiava un bel puccia alla nutella. Per chi non sa cosa sia il puccia, e nemmeno io lo sapevo fino all'altro ieri, altro non e' che il "pane" in pugliese. La cosa piu' bella? Il trailer e' vicino all'ufficio, e su ordinazione fanno pure la consegna nella pausa pranzo!
Collegandomi al discorso italiani, ho avuto modo di studiarmi bene la pagina di facebook dedicata al Lucky's Puccia e ho trovato ben 4 altri ragazzi italiani residenti qui a Austin. Uno di loro lavora proprio di fronte a me.. coincidenze?! Andro' a trovarlo presto, magari durante una pausa. Di italiani qui ce ne sono proprio pochi, ma quei pochi sono per me il mio pezzo d'Italia, e a questo non posso rinunciare.

Saturday, December 10, 2011

Il Mercato

Oggi e' giorno di mercato. Questo evento aggiunge ai nostri sabati un pizzico di entusiasmo.



Vedete quel signore sulla destra seduto su una sedia? Lui e' un "face painter" e regala tanti sorrisi ai bambini che accompagnano i genitori a fare spese, e soprattutto regala 15 minuti di respiro a noi genitori, che per almeno un po' di tempo ci liberiamo dagli strattonamenti e dai piagnucolii dei nostri bambini mentre facciamo la spesa. La cosa piu' bella? Lavora su offerta! Dietro al face painter c'e' il tendone "della musica", come lo chiamiamo io  e T. Ogni sabato mattina, giovanotti e giovanotte di belle speranze dispensano concerti agli shoppers, ed intrattengono i bambini soprattutto con la loro musica ed allegria. Che dire di piu' del farmer market? Lo adoro! Vi trovo:
-verdure di stagione coltivate presso i contadini locali, senza pesticidi e biologici;
-carni allevate senza ormoni e "cage free" di pollo, tacchino, manzo, maiale e cinghiale;
-formaggi locali preparati con latte biologico e a bassa pastorizzazione;
-uova del contadino che all'occhio di bue sono di una bonta' pazzesca;
-latte a bassa pastorizzazione e hormone free, che quando apri il classico bottigliotto americano c'e' la cremina tutta intorno al tappo!
-e poi: caffe', limonate, miele di allevatori locali, olio evo;
e molto altro ancora, che varia a seconda della stagione. Certo i prodotti costano di piu' di quelli venduti al normale supermercato, ma sono tutti "nostrani" come diremmo noi e biologici soprattutto.

E poi.. questo mercato un po' mi fa sentire a casa. Ci e' voluto molto tempo prima che sviluppassero il concetto di "mercato" qui nel sud, ma piano piano e con gli anni, ci sono riusciti pure loro, e da un anno a questa parte non manco un sabato. Il sabato mattina e' vietato fare programmi, si va al farmer market!








Thursday, December 8, 2011

Pronuncia

Il primo sintomo di perdita d'identita quando si vive "abroad" arriva per la prima volta quando senti pronunciare il tuo nome "all'americana". Il secondo si presenta subito dopo: quando sei costretta a pronunciare il tuo nome all'americana, se no nessuno ti capisce. E come si fa? Basta non pronunciare le doppie, poi aggiungere queste ultime dove non ci vanno, mangiarsi qualche sillaba ed infine renderlo simile ad un nome in uso nel paese di residenza. Un gioco da ragazzi, direte voi. Il problema di fondo e' che, comunque, il tuo nome uscira' che e' una schifezza, a meno che non si e' fortunati e si ha un nome che e' in uso un po' dappertutto, tipo Debora, con o senza H, per dirne uno.  Quando ero incinta e non sapevo di che sesso sarebbe stato il bambino, feci una lista di nomi che mi piacevano e la diedi ad A. Il nome al primo posto se fosse stata una bambina, era CARLOTTA, un nome che mi piace tantissimo, sia per suo significato, sia per il suono, sia perche' e' un derivato del nome del mio caro, amatissimo nonno che ora non c'e' piu'. Ma appena ho sentito mio marito pronunciare questo nome mi si sono rizzati i peli stile gatto incazzato; "Ah, Carlotta, (pronunciato CA-erreamericana-LODA) I like it!" fu la sua risposta. Ovvio che cambiai idea all'istante. Si, perche' purtroppo, l'americano medio e' pigro nel parlare, e strascica le parole, cosi, per fare prima, no? La T alla fine di una parola non la pronunciano mai, diventa sempre una D. Orrore! Cosi ripiegammo su un nome piu' "internazionale" se vogliamo, OLIVIA, che per lo meno sarebbe stato pronunciato piu' o meno alla stessa maniera. Poi scoprimmo che era un maschietto, ma questa e' un'altra storia.

Il mio nome e' stato storpiato in tutti i modi. Non ho ancora conosciuto nessuno fin'ora che abbia la fortuna :-) di avere il mio nome. Cio' detto, l'americano medio fa fatica a pronunciarlo, perche' e' inusuale, un nome medio-lungo, e si sa che qui tendono tutti a dare nomi corti, e se ne hanno di lunghi potete star certi che loro troveranno un diminutivo, o nickname, con il quale si faranno chiamare e scoprire il "vero" nome dato all'anagrafe sara' pressoche' impossibile a meno che non leggiate una firma fatta su un documento ufficiale.

Ecco come pronunciano il mio nome: per gli amici sono ENA (diminutivo di Anna), per il suocerame e relativi parenti sono ANA (!!!), in ufficio mi chiamano ANALIS, ANISA, ANALISSSSSSA con tre mila esse finali, e chi e' particolarmente in difficolta' a pronunciare questo lunghissimo nome, mi chiama semplicemente THE ITALIAN GIRL.

Oltre alla pronuncia il mio nome e' stato storpiato pure per iscritto: ANALISSA, ANNALISSA, ANGELISA!!, ANALISA, ANNALISE.  E non parliamo del cognome, un enigma per tutti!



Tuesday, December 6, 2011

Furto con scasso..che spasso!

Ieri mattina mentre io, A e T percorrevamo la Slaughter Lane diretti verso ufficio/asilo, ci siamo imbattuti in un inseguimento "caccia al ladro" degno di un film poliziesco. Il malintenzionato, dopo aver saccheggiato una villetta nei ditorni, ruba la macchina parcheggiata davanti alla casa in questione e se la svigna a tutta velocita'. Il caso vuole che, mentre il teppista si accinge ad attraversare la strada e ad immettersi sulla Slaughter Lane, noi tre, a bordo della nostra suv, gli passiamo proprio da parte. Il tizio guarda fuori dal finestrino, ed io riesco pure a vederlo in faccia. Quattro auto della polizia piu' uno sceriffo lo inseguono, mentre lui se la da a gambe levate cercando di seminare le autorita'. T entusiasta delle sirene e della scena appena vista, comincia a farneticare cose del tipo: "There was a white man, with a truck and then.. e' scappato, e fa vrooommm" e poi urla come un forsennato per imitare la sirena della polizia. Io arrivo in ufficio e racconto l'accaduto a dei colleghi, che stupiti vogliono farsi dare tutti i dettagli. Poi apro la pagina delle notizie, ed apprendo che il malvivente si e' barricato con pistola e quant'altro in una casa nel mio vicinato. La polizia chiude le strade. Riescono a prendere il tizio sul pomeriggio tardi. Io esco dall'ufficio e c'e' un traffico che manco a NY. Dopo quasi un'ora di macchina arrivo a casa affamata e con un bambino urlante e di cattivo umore. E amen. Li mortacci al malvivente, poteva andare a rapinare una casa dall'altra parte della citta'?!

Monday, December 5, 2011

Lo Stivale

Agli inizi della mia carriera come impiegata statale, incontrai questo collega: il suo nome era Manuel, ma tutti lo chiamavano Manny. Era un ragazzo grassotto, alto, e con un modo di fare che mi ricordava un ragazzino delle medie. Un giorno mi disse: "Ma e' vero che l'Italia ha la forma di uno stivale?"  .. Io vorrei rispondere, ma rimango un po' spiazzata dalla domanda. Poi gli dico "ma scusa, tu una mappa dell'Italia non l'hai mai vista?!"  Per tutta risposta lui ride sotto i baffi e se ne va. E va be'..

Molti americani che ho incontrato qui (specifico che io vivo al centro-sud degli Stati Uniti) pensano che l'Italia sia in Francia. Come sia possibile non lo so, ma tant'e'. Spesso mi sento chiedere: "Che lingua parli in Italia? Il francese?" E perche' no lo spagnolo?! O il tedesco?! Ma scusa, se sono italiana, parlero' l'italiano no?!
Un giorno mi e' capitato di andare a prendere T all'asilo, e mentre firmo il registro delle uscite mi intrattengo a parlare con la segretaria, Miss V, e le ricordo che ad agosto T sara' assente per quattro settimane perche' andiamo a trovare la mia famiglia in Italia. Al che lei mi dice: "Sa, ho sempre sognato andare in Italia, particolarmente a Venezia" - io penso: "Evvai, una persona che conosce la geografia dell'Italia!!" intanto lei continua: "Sa, ho anche dato questo nome a mia figlia, Venice, e le ho promesso che un giorno la portero' a Venezia" - intanto io annuisco convinta, e penso a qualche commento gentile e di circostanza da dire, ma vengo interrotta dalla sua domanda: "Scusi sa, ma in Italia, che lingua si parla?" Farfuglio una cosa del tipo: "L'italiano signora, l'italiano" e con una scusa mi avvio alla porta per evitare di sentire altre baggianate.

Cari americani, ma a voi il Padrino non vi ha insegnato niente?! Non e' che pretendo che sappiate l'etimologia della parola PIZZA, pero', caspita, mangiate spaghetti, pizza, sapete cos'e' la mafia, volete andare a Venezia e poi non sapete che in Italia si parla l'italiano? Guardate alla tv il papa che affacciato al balcone di piazza S Pietro benedice a destra e a manca e poi, non sapete che l'italiano esiste?! E su dai, anche un laureato alla Cepu lo saprebbe! (e ci mancherebbe)

Sproloquio finito. Vado a lavorare e a rendermi utile :-)

Friday, December 2, 2011

Che cos'e' un Emigrante?

Dicesi Emigrante colui che "emigra, espatria, chi lascia il paese natale spec. in cerca di lavoro". Oppure, nel senso piu' personale del termine e che meglio si confa' con la mia particolare esperienza, "colei che parti per seguire l'Amore".

Gia', l'Amore. Il mio Amore e' americano, parla inglese, ed a volte si mangia un hamburger mentre guida indisturbato sull'express-way che attraversa la citta'. E' proprio americano, fatto e finito. Non sa pronunciare la R e quando ci siamo conosciuti, pensava che il ragu' fosse una marca di sughi importata dall'Italia.

L'emigrante spesso soffre di nostalgia. Egli ha nostalgia della sua Madre Patria, ripensa a tutte le cose che ha odiato prima di cambiare paese, e si rende conto che, dopotutto, a molte cose ci si poteva passare pure sopra. L'emigrante ha nostalgia della propria famiglia, dei propri amici, dei propri luoghi che fecero da sfondo alle sue esperienze infantili ed adolescenziali.

Io, come emigrante, spesso mi sento una persona a meta': sono Italiana? Si, ma parlo in inglese per la maggior parte della giornata. Ormai parlo come loro, penso come loro, vivo come loro. Alla mattina non disdegno un taco con patate, fagioli e formaggio, magari accompagnato da un bel tazzone di caffe'. Sono un'italiana americanizzata, forse questa descrizione e' piu' appropriata.

Dall'unione di E (Emigrante) e di A (Amore) e' nato lui, T, (Topo), il bambino che ha cambiato enormemente (e per la seconda volta) la mia vita. T e' un turbine di energia, un concentrato di amore e risate cristalline, ed ogni volta che gli sento dire MAMMA, mi sciolgo come neve al sole.

Per il momento non raccontero' delle vicissitudini che mi portarono ad incontrare questo mio grande Amore che stravolse la mia vita, ma vorrei descrivere, raccontare, condividere, specificare il significato della condizione di "emigrante".

Questo e' quanto, per oggi. A me pare piu' un post senza senso, ma il fatto e' che sintetizzare anni di vicissitudini in poche righe verrebbe difficile anche al piu' abile scrittore. Piu' avanti raccontero' di alcune "chicche" vissute in prima persona e dette dal popolo Statunitense, che ha le idee un po' confuse per quanto riguarda il vecchio continente, o Old Continent, come definiscono loro l'Europa.

Bye-bye